sabato 11 maggio 2013

La Donna Che Non Voleva Figli - (Raccontata da un Uomo)

Stasera racconto una storia. Anzi due. Anzi la stessa, raccontata due volte. Da un uomo e da una donna.
E' una fiaba (termine improprio, in questo caso) popolare svedese. Dalla nota della curatrice della raccolta, Annuska Palme Sanavio.
" Questa fiaba è una delle più note leggende cristiane del nord. Ne esistono 22 versioni danesi, 27 finlandesi, 3 delle isole Faro, 13 norvegesi, 73 svedesi e 8 finno-svedesi. Nella fiaba si rispecchiano le posizioni della morale corrente nei confronti della donna che non ha figli. Fin dai tempi remoti una credenza tramandava che il numero dei figli per ogni donna fosse già predisposto. Per questo, nella storia qui riportata, i figli non ancora nati si manifestano alla donna: esistono anche se non sono mai venuti al mondo.
L'ideale femminile della società contadina era quello di sposarsi e avere figli. Ma la mortalità infantile era altissima e molte donne erano vittime predestinate e sotterravano in continuazione dei piccoli cadaveri. Ecco perché  si sviluppò il motivo della libera scelta nel concepire figli."

Il discorso qui si dilata all'infinito; l'osservazione più urgente è che non soltanto i neonati morivano, ma anche le madri, spesso quasi bambine anch'esse, e le donne erano terrorizzate dal parto. Ogni gravidanza era, di fatto, una prova mortale.
Posto due volte la stessa storia. La prima versione, raccontata da un uomo, Blind-Stromberg, che diceva di conoscere a memoria 366 fiabe. La seconda, raccontata da una donna, moglie del guardiano del faro alle isole Faro, Jòhanna Maria Skylv Hansen, " l'ultima persona del Nord che sapeva raccontare  fiabe".


La Donna che Non Voleva Figli
(raccontata da un Uomo)



l rettore della parrocchia di Somero era un uomo buono e pio. Predicava come viveva e i suoi fedeli lo amavano e rispettavano e non avrebbero voluto sostituirlo con nessun altro. Aveva una moglie buona come lui, che la domenica pomeriggio riuniva in casa le altre donne della parrocchia per una tazza di caffè e certi dolcini allo zenzero a forma di cuore, stella e fiore. Sorbendo il tè e mangiando i dolcini, le donne passavano il pomeriggio chiacchierando e pregando.
Successe che la moglie morì in giovane età lasciando il rettore senza figli. Lui la pianse, ma poi decise di risposarsi e, senza guardarsi molto lontano, pensò alla governante che aveva assistito la moglie con tanto affetto e prendeva così buona cura della casa e della sua persona.
La ragazza voleva, sì, avere un marito, ma non voleva assolutamente avere figli. Andò a chiedere a tutte le comari del circondario se potevano insegnarle come fare per non mettere al mondo figli, ma nessuna sapeva darle una risposta e se la sbrigavano dicendo: "I figli, se è destino che vengano, vengono!"
Un giorno la ragazza si inoltrò nel bosco per andare  far visita a una vecchia trollessa e le chiese: "Cara zia, vengo da te con una preghiera ... Consigliami come fare per non avere figli."
"Certo che posso dirtelo, bambina mia! - rispose la vecchia - Vieni da me stasera dopo il tramonto. Sul portico della mia capanna ho una macina da mulino: se ci girerai intorno nove volte con le spalle al sole, toglierai la vita a nove bambini, perché non era destino ne avessi di più."
La ragazza, tutta tremante, andò la sera nel bosco. Le ombre dei rami sembravano esseri viventi e i gufi stavano con gli occhi spalancati come lucerne. Era una fuga segreta di cui nessuno al villaggio era al corrente. Nove volte girò intorno alla macina, e a ogni giro lo stridìo della pietra si mescolava ai rumori della foresta notturna. Sembravano grida infantili. E lei ne ebbe paura.
Passato qualche tempo, il pastore prese in moglie la ragazza. Un giorno, mentre passeggiavano nella loro proprietà, il pastore vide allungarsi la propria ombra, ma non vide affatto l'ombra della sposa. Aveva commesso un peccato così grave che anche la sua ombra era sparita. Era già un peccato terribile togliere la vita a una creatura, ma averla tolta a nove bambini in una volta era una colpa imperdonabile.
Un po' alla volta, il prevosto prese a interrogarla.
" Com'è possibile che io vedo sempre la mia ombra e non la tua?" le chiese.
" Non ne ho proprio idea", rispose la moglie.
" Hai sicuramente commesso un peccato mortale" replicò il pastore, insistente.
Messa alle strette da un incalzante interrogatorio, la moglie alla fine confessò ciò che aveva fatto.
" Ahi, ahi, donna indegna! Quale orribile misfatto! Non ti avrei mai sposata, se ti avessi creduta capace di simili delitti! - esclamò il pastore - Non potrai più restare sotto il mio stesso tetto, ma dovrai fare il giro di nove cimiteri per chiedere perdono ai tuoi figli, e non dovrai tornare che quando loro ti avranno perdonata."
Fuori dalla finestra della camera da letto c'era un cespuglio di rose, che era tanto inaridito da non avere più una foglia verde. Disse il pastore: "Sarai purificata soltanto quando questo cespuglio riprenderà a fiorire."
Per nove anni vagò la povera donna, un anno per ogni cimitero, e pregava senza ottenere perdono. I figli non nati sarebbero stati quattro ragazzi e cinque ragazze, tutti ben formati, belli, intelligenti, destinati al successo. I maschi erano più portati al  perdono, ma le femmine erano implacabili e dicevano: "Continua a soffrire!"
La misera donna non sapeva che fare senza l'aiuto di tutti i figli e il loro perdono, e meditava di togliersi la vita.
Una notte le apparve un vecchietto. Non era una forza del male.
"Entra in quella chiesa - le disse - Dovrai genufletterti e prosternarti davanti all'altare, e i tuoi nove figli verranno in processione e tu dovrai chieder loro pietà."
"Come farò a capire che mi hanno perdonata?" domandò la donna sgomenta.
"Se ti perdonano, si stenderanno davanti all'altare, e quando tutti si saranno umiliati, tu saprai di aver ottenuto il perdono."
La donna fece come le aveva detto il vecchietto. I nove figli sfilarono, uno dopo l'altro, davanti all'altare, e dopo che a ciascuno lei ebbe chiesto perdono, uno alla volta quelli si distesero sul pavimento della chiesa. Allora lei ringraziò Dio e capì che le erano state rimesse le colpe.
Adesso intraprese il viaggio di ritorno, ma quando giunse alla parrocchia non trovò più lo stesso sagrestano di un tempo e nessuno la riconobbe, né le mostrò un volto amico. Si sentì più infelice che mai.
Chiese a uno dei servi se potevano ospitarla per una notte, ma questi disse :
"Non possiamo ricevere pellegrini senza l'autorizzazione del prevosto."
"No, per l'amor del cielo, non salite a disturbarlo - disse la donna - mi siederò all'angolo del focolare e domattina, prima che lui si alzi, io sarò sparita."
La lasciarono accanto al camino e la notte la donna morì.
La mattina, quando i servi si alzarono, si avvicinarono al camino per svegliarla e, trovato il corpo privo di vita, andarono dal pastore a riferirgli l'accaduto.
"Ieri sera è venuta una mendicante - dissero - Chiedeva asilo per la notte, ma non ha voluto che la disturbassimo. Adesso è morta e non sappiamo chi sia e da dove venga."
Il prevosto si affacciò alla finestra della sua camera e vide che il cespuglio era verde con una straordinaria fioritura di rose rosso sangue. Perciò disse: "Questa donna era mia moglie, e io credevo che non sarebbe mai stata perdonata perché erano atroci le colpe che aveva commesso. Vedo invece dal cespuglio in fiore che è stata beatificata, perché Dio non condanna e la sua misericordia è infinita."
Ordinò una bara e vi fece distendere la moglie vestita di abiti nuovi e celebrò in sua memoria una cerimonia religiosa come si addice a persona onorevole.
Ma non visse a lungo e morì anche lui poco dopo.



Chassériau T.


Tradotta, curata e annotata da Annuska Palme Sanavio.

Vedi "La Donna Che Non Voleva Figli" - (Raccontata da una Donna)

"Appunti sulla Leggenda: La Donna che Non Voleva Figli"

 Mab

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