giovedì 7 novembre 2013

Il Diavolo, la Servetta e la Padrona, Val d'Aosta

Quart, un tempo, c'era una contadina che possedeva campi e animali ed era ricca abbastanza da tenersi una serva. Le affidava i lavori più pesanti, mentre lei si occupava di piccole faccende, e la teneva d'occhio, per vedere che non perdesse tempo. Corri di qua, corri di là, la serva, quando arrivava sera, tante volte non ne poteva più. Un giorno che doveva sparpagliare il letame in un campo poco lontano da casa, la ragazza sospirava forte, maneggiando il forcone, che le sembrava diventare sempre più greve. Un forestiero che passava di lì si fermò per vederla lavorare. Era un giovane alto, vestito di nero; le teneva gli occhi addosso da un bel pezzo, e non le aveva ancora rivolto la parola.
"Divertente stare a guardare la gente che fatica!", borbottò la ragazza infastidita. "Sono pronto a darti una mano", ribattè il giovanotto.
"E chi vi paga? La padrona è avara ."
"Puoi pagarmi tu. Se vuoi, stanotte vengo a prenderti e ti porto via."
"Non vado con chi non conosco", replicò scontrosa.
"Neppure... vediamo, neppure se ti dico che ti sposo?"
La serva sgranò tanto d'occhi sul forestiero vestito di nero, e lo trovò un bell'uomo, robusto e disinvolto.
"E perché mai dovreste sposare proprio me?", domandò diffidente.
"Perché ho visto come sai lavorare - replicò l'altro - Vedi, la mia casa è grande, e mi serve una moglie che sia giovane e svelta come te."
La ragazza era incerta, perché dei forestieri non c'è mai da fidarsi. Gettò un'occhiata verso casa e si accorse, dal gesto che le fece, che la padrona si stava spazientendo, vedendo che stava perdendo tempo a chiacchierare.
"Intanto ho da finire il mio lavoro, se no, poi, quella là la sento io."
E stava per rimettersi d'impegno, ma l'altro la trattenne.
"Se accetti di venire via con me, questo letame te lo sparpaglio io in un momento. E, da domani, non avrai più né padrona né rimbrotti."



Von Blaas E.


"D'accordo, allora", disse la ragazza. Gli passò il forcone e rimase a guardare. Lo sconosciuto maneggiava abilmente l'arnese, ed era un piacere vedere con quale agilità si spostava per quanto era lungo e largo il campo.
'Sembra un capretto', pensò la ragazza; e, facendosi attenta, scoprì che del capretto, appunto, aveva i piedi. Cornetta* era contento, perché aveva trovato qualcuno da portarsi all'inferno, e lavorava deciso, trovando ben ripagata la fatica. Sparpagliò il concime svelto svelto, poiché aveva altri impegni da sbrigare e, quand'ebbe finito, tornò dalla ragazza, che era rimasta con le mani in mano. "Questa è fatta - le disse - Verrò da te a mezzanotte in punto."
"Io sarò nel mio letto ad aspettarvi, perché casco dal sonno, la sera - promise la servetta; e subito aggiunse, abbassando lo sguardo, ritrosa - C'è una cosa, però, che vorrei dirvi".
"Parla!", sollecitò Cornetta.
"Voi siete così bello ed elegante che mi rattrista farvi sfigurare. Per esser degna di voi, dovrei avere un conveniente abito da sposa: ma mi mancano i soldi per comprarlo."
Cornetta, che è un gran vanitoso, compiaciuto di quelle parole, trasse di tasca una borsa di monete d'oro.
"Vatti dunque a comprarti il vestito e fatti bella", raccomandò ridendo alla fanciulla; e si allontanò saltellando sui suoi piedi di capra. La padrona, che se n'era stata zitta a guardare quel forestiero che si dava da fare nel campo lavorando per quattro, quando se ne fu andato tempestò di domande la serva.
"Chi era? Di dove veniva? Che cosa ti ha detto? Che c'è dentro la borsa che ti ha dato?"
"È uno che va in giro per il mondo a premiare chi fa i lavori più pesanti", rispose la ragazza, facendole tintinnare sotto il naso il suo sacchetto di monete d'oro. E andò a chiudersi in camera sua . Prese un sacco, lo riempì di granturco e, acconciato di cenci e di nastri, lo aggiustò sul suo letto, perché sembrasse uno che vi dormisse.
Quando Cornetta puntuale arrivò a mezzanotte, vide il fantoccio coperto di stracci e, scambiandolo nel buio per la sposa vestita di trine, lo ghermì con gli artigli rapaci e scomparve tra lingue di fuoco. La serva si godè l'oro dell'inferno, e la padrona si sobbarcò da quel giorno i lavori più grevi, sempre con la speranza che, un giorno o l'altro, ripassasse da Quart il prodigo benefattore di chi tanto fatica.

Da: "Il Fiore del Leggendario Valdostano", di T. Gatto Chanu

*Cornetta, in Val d'Aosta viene chiamato il Diavolo (così come "Naso d'Argento" in Piemonte).

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