domenica 9 aprile 2017

Giocare il Gioco di Calvino (Che gli Dèi delle Fiabe lo Perdonino)

Se volessi "calvineggiare", beh, quello de "I Sei Cigni" sarebbe l'inizio preferito della mia fiaba-Frankenstein sui fratelli-animali e la sorella eroina.
Per il motivo del matrimonio forzato con la creatura della foresta, la Figlia della Strega. Ovviiamente, madre e non matrigna della progenie del Re (Capuana è stato molto più audace ne "La Figlia dell'Orco"). Che l'invenzione della suocera orchessa della Bella Addormentata - in luogo della più imbarazzante (sic!) moglie tradita del Prince Charmant - derivi dalle stesse leggende vagamente melusiniane?
Conserverei il pellegrinaggio della "Sorellina" dal Sole e dalla Luna, crudeli e cannibali. Conserverei la sciamanica Montagna di Vetro.
Dei poveri "briganti" che si fanno carico dell'aspetto omicida dei Primcipi ho già parlato. Lascerei ai fratelli la responsabilità dei loro assassinii di fanciulle innocenti.
E, sempre se fossi inCalvinata, come resistere alla tentazione di inserire, magari in una fiaba calabrese o emiliana, il motivo dello spogliarello a favore dei cacciatori del Re? Perché si sa: la fanciulla "muta" del bosco deve essere nuda, coperta solo dai suoi lunghissimi capelli.



H.J. Ford




Una volta, un Re andò a caccia in una grande foresta, e si lanciò all'inseguimento di una fiera con tale impeto che nessun cacciatore del suo sèguito poté stargli dietro.
Quando, esausto, il Re interruppe l'inseguimento, non riuscì a ricongiungersi agli altri cacciatori né a ritrovare la via del ritorno, e si rese conto di essersi smarrito. E vide venirgli incontro una vecchia ingobbita e con la testa tremolante: era una strega.
Il Re le disse:
"Brava donna, potete indicarmi il sentiero per uscire fuori dalla foresta?"
"Oh, certamente, Vostra Maestà - rispose la vecchia - ma ad una condizione, e, se non la accetterete, rimarrete qui e morirete di fame".
"Qual è questa condizione?"
"Io ho una figlia, Vostra Maestà, una fanciulla di meravigliosa bellezza: in tutto il mondo non troverete mai una donna che l'eguagli. È ben degna di diventare vostra moglie. Se farete di lei una regina, io vi mostrerò il sentiero che porta fuori dalla foresta."
Disperato com'era, il Re, acconsentì, e la vecchia lo condusse alla sua casupola. Accanto al fuoco, sedeva la figlia. Era molto bella, ma al Re non piacque poiché non riusciva a guardarla senza provare un segreto ribrezzo. Tuttavia, l'aiutò a montare davanti a sé sul suo cavallo, e la strega li guidò fino al sentiero che portava al castello, e, non appena vi giunsero, il Re mantenne la parola data e celebrò le sue nozze con la creatura della foresta.
Il Re era vedovo, e aveva sette figli di primo letto - sei maschietti e una bambina - che amava sopra ogni cosa.
Temendo che la matrigna li prendesse in odio, li condusse in un castello solitario, nel cuore di un fitto bosco. E i bambini erano ben nascosti poiché la via per raggiungere il castello era così difficile da trovare che il Re stesso non ci sarebbe riuscito se una donna saggia non gli avesse donato un gomitolo dotato di magiche proprietà: bastava che egli lo gettasse innanzi a sé, e il gomitolo si srotolava da solo indicandogli il cammino.
Ma il Re si recava così spesso a trovare i suoi amatissimi bambini che la Regina si indispettì per le sue continue assenze, poi si insospettì, e, incuriosita, volle sapere cosa andasse a fare da solo nella foresta. Corruppe i servitori, che le rivelarono il segreto dell'esistenza dei Principini. E le raccontarono anche del gomitolo magico che indicava la via per il castello nel bosco.
La Regina non si concesse requie finché non riuscì a trovare il nascondiglio dove il Re custodiva il gomitolo, poi, cucì sette camicine di seta bianca, e, poiché aveva appreso l'Arte dalla madre strega, vi gettò un maleficio.
Poi, attese che il Re si recasse a caccia, prese le camicine e s'inoltrò nel bosco, e il gomitolo le indicava la strada.
I sei maschietti, vedendo arrivare qualcuno di lontano, credettero che fosse l'amato padre che veniva a trovarli, e pieni di gioia, gli corsero incontro. Allora, la malvagia Regina gettò una camicina su ogni principino, e, non appena le camicine sfiorarono i loro corpi, i bambini  si trasformarono in candidi cigni e se ne volarono via attraverso la foresta.


Harbour J.



La Regina ritornò a Palazzo soddisfatta, convinta di essersi sbarazzata dei figliastri, ma la bambina non le era corsa incontro con i fratelli, e la Regina non seppe nulla di lei.
Il giorno seguente, venne il Re, ma non trovò che la bambina.
Ella gli raccontò di aver visto, dalla sua finestra, i fratelli volare via trasformati in cigni, e gli mostrò le piume che avevano lasciato cadere nel cortile.
Il Re ne fu straziato, ma non lo sfiorò il sospetto che fosse stata la Regina a compiere quell'atto orribile, e, temendo che una qualche disgrazia potesse capitare anche alla figlia, avrebbe voluto condurla con sé a Palazzo.
La bambina, però, aveva paura della matrigna e supplicò il padre di lasciarle trascorrere ancòra una notte nel castello del bosco.
'Non posso rimanere qui! Andrò a cercare i miei fratelli!', disse tra sé, e, non appena si fece buio, fuggì inoltrandosi nel bosco.
Camminò per tutta la notte e anche per tutto il giorno seguente senza mai fermarsi, finché non riuscì più a proseguire, sopraffatta dalla stanchezza. Infine, vide una povera capanna, entrò: c'era una stanzetta con sei lettini. Non osò coricarsi in uno di quei lettini, allora, vi strisciò sotto, si sdraiò sul duro pavimento, e si addormentò.
Qualche istante prima del tramonto, udì un frullare d'ali e vide sei cigni entrare volando dalla finestra. Planarono sul pavimento e si soffiarono addosso l'un con l'altro, finché tutte le piume caddero loro di dosso; e poi si levarono la pelle di cigno come fosse una camicia. La fanciulla li osservò e riconobbe in loro i suoi fratelli; allora, al colmo della gioia, sgusciò fuori da sotto il letto e li abbracciò. E, nel rivedere la sorella, essi non furono meno felici di lei, ma la loro gioia non durò a lungo. Presto, si fecero tristi e le dissero:
"Non puoi restare qui: è un covo di briganti! Se tornano e ti trovano, ti uccideranno!"
"E voi, non potete proteggermi?", domandò la fanciulla.
"No - dissero - ogni sera al tramonto, possiamo deporre la pelle di cigno e riacquistare sembianze umane soltanto per un quarto d'ora. In breve, ci trasformiamo nuovamente in cigni."
A queste parole, ella pianse e disse:
"E dunque, non esiste modo di liberarvi?"
"Esiste un modo - risposero - ma sarebbe troppo duro per te: per sei lunghi anni non dovresti ridere né parlare, e, intanto, dovresti cucire per noi sei camicine di astri. Ma, se dovesse sfuggirti anche una sola parola, tutto sarebbe perduto per sempre".
Intanto, il quarto d'ora era già trascorso, e i fratelli tornarono a trasformarsi in cigni e volarono via. E la fanciulla disse fra sé:
"Libererò i miei fratelli anche a costo della mia stessa vita".
Lasciò la capanna e se ne andò proprio nel cuore del bosco, dove salì su di un alto albero per trascorrervi la notte.
La mattina seguente, andò a raccogliere gli astri, tornò a sedersi sull'albero e si mise a cucire. Non c'era nessuno con cui potesse avere la tentazione di parlare, di ridere non aveva certo voglia, così non alzò mai la testa dal lavoro..
Il tempo passò. Un giorno, il Re di quel Paese si recò a caccia nella foresta, e i suoi cacciatori capitarono sotto l'albero sul quale la fnciulla sedeva e cuciva le camicine. I cacciatori le gridarono:
"Chi sei?".
Ma ella non rispose.
"Scendi, non ti faremo alcun male"
La fanciulla si limitò a scuotere il capo.
I cacciatori continuavano a tormentarla così ella gettò loro la sua collana d'oro pensando che si sarebbero accontentati e se ne sarebbero andati.
Ma, poiché non la lasciavano in pace, lanciò la sua cintura, e, dal momento che neanche questo servì, gettò le giarrettiere, e, di volta in volta, tutto ciò che aveva indosso e di cui poteva fare a meno, e‚ infine, rimase in camiciola.



H.J. Ford

Ma i cacciatori non si accontentarono affatto: si arrampicarono sull'albero, presero la fanciulla e la portarono al cospetto del Re.
Il Re le chiese:
"Chi sei? Da dove vieni? E cosa facevi su quell'albero", e provò a chiederglielo in tutte le lingue che conosceva, ma la fanciulla rimase muta come un pesce.

Da "I Sei Cigni", (Die sechs Schwäne), n.49, Aa Th 451 [The Brothers Who Were Turned into Birds], Traduzione: Mab's Copyright.

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